L’Indice di Sviluppo Umano Comune

Quest’anno il lavoro di ricerca promosso all’interno del Festival Nazionale dell’Economia Civile sulle metriche civili per misurare il progresso e lo sviluppo integrale della società si arricchisce di un nuovo importante capitolo: l’Indice di Sviluppo Umano Comune.

Questo nuovo indicatore di sintesi trova fondamento in due evidenze, frutto delle consolidate analisi sul BenVivere e la Generatività di questi ultimi anni, presenti anche nel Rapporto 2025. 

Prima evidenza

La felicità pubblica cresce quando le politiche di sviluppo tengono in considerazione la multidimensionalità del vivere bene, non solo quella economica (reddito) e quella di accesso ai diritti fondamentali (salute e istruzione), ma anche quelle legate alla costruzione della comunità, alla prossimità, alle reti, alla generatività e alla biodiversità d’impresa, tutti elementi caratterizzanti il modello del BenVivere, che rappresenta il perimetro concettuale in cui inserire questa nuova metrica. 

Seconda evidenza

La felicità cresce quando le persone costruiscono relazioni di qualità, condividono valori pro-comunitari e trovano senso nel proprio lavoro: la felicità non è questione di interesse e soddisfazione individuale, ma di scelte di costruzione delle comunità ove si svolge la nostra personalità.

Partendo da qui, il processo di ricerca verso l’Indice di Sviluppo Umano Comune si è articolato in due fasi: la prima, di fondamento micro di questa nuova metrica; la seconda, di trasposizione macro di quanto emerso a livello micro, per arrivare ad affiancare l’Indice di Sviluppo della Comunità a quelli del tradizionale Human Development Index (Indice di Aspettativa di Vita, Indice di Educazione e Indice del Reddito Nazionale Lordo).

Prima fase

Dalla prima fase, condotta utilizzando l’indagine italiana sulla generatività, emerge che per uscire da una condizione di infelicità servono un reddito sufficiente, servizi sanitari essenziali, ed infrastrutture di comunità (spazi civici, associazioni, reti culturali e sportive). Inoltre, per puntare alla massima felicità serve educare e coltivare interesse, appartenenza, partecipazione e significato nelle relazioni e nel lavoro. I risultati mostrano l’importanza dei tre pilastri tradizionali dello sviluppo umano per la felicità, ossia salute, reddito, ed educazione, e ne aggiungono un quarto: quello relazionale legato all’importanza di far parte di una comunità. Le variabili contenute nell’indagine hanno consentito di costruire una versione micro e di approssimazione dell’Indice di Sviluppo Umano Comune.

Seconda fase

La seconda fase ha indagato come l’importanza di far parte di una comunità possa tradursi in indicatori capaci di restituire il livello di sviluppo di comunità di un determinato paese (Indice di Sviluppo di Comunità), come quarto elemento da aggiungere a quelli già presenti nella versione tradizionale dell’Indice di Sviluppo Umano. Il risultato conseguito ad oggi è una prima articolazione delle sotto-dimensioni della comunità (senso di appartenenza/inclusione; possibilità di influenza; soddisfazione reciproca dei bisogni; impegno attivo), che possono essere misurati, tenendo in considerazione l’attuale disponibilità di dati su scala internazionale, con questi primi indicatori: persone che non si sentono escluse dalla società; indice di democrazia; persone su cui contare in caso di bisogno; persone che partecipano ad attività di volontariato e cittadinanza attiva.

Si è già attivata la terza fase di ricerca per arrivare a costruire la versione avanzata dell’Indice di Sviluppo di Comunità e quindi dell’Indice di Sviluppo Umano Comune, i cui risultati saranno presto disponibili.